Il Vangelo di questa domenica narra l’episodio della Risurrezione di Lazzaro.
Sono davvero molti gli spunti di riflessione che questa narrazione ci offre.
Innanzitutto, agli Apostoli che vorrebbero starsene tranquilli e non crearsi ulteriori problemi, Gesù li invita ad andare incontro agli altri, incontro alle persone in ansia per un fratello.
E l’invito, che é rivolto anche a ognuno di noi, é quello di avviarsi e camminare sulle strade del mondo alla luce del giorno.
Il cammino di tutti noi deve essere un cammino illuminato dalla luce: potrà anche essere irto di ostacoli ma, grazie alla luce, riusciremo a non inciampare, a evitare cadute pericolose.
Cercare la luce, quindi.
Giovanni, in questo racconto così dettagliato e circostanziato, sottolinea anche la grande umanità di Gesù che piange e soffre per i suoi amici Marta, Maria e Lazzaro e condivide con loro il dolore che procura la morte.
É un’amicizia così intensa e profonda da costringere Gesù ad un pianto commosso e a un fremente turbamento personale.
Amicizia e condivisione, dunque.
” Io sono la resurrezione e la vita: chi crede in me, anche se muore, vivrà“.
Noi abbiamo il diritto di credere che risorgeremo dai morti se ci commuoviamo e facciamo qualcosa per gli altri: gli affamati, i disoccupati, i bambini abbandonati, le famiglie in crisi, gli immigrati.
Su tutte queste persone é posta ancora una pietra pesante che non grava su di loro per caso, per sfortuna o per un amaro destino: sono pietre poste dagli uomini.
Ma il richiamo di Gesù é molto chiaro: “Togliete la pietra!”.
Allora tocca a noi rimuovere questa pietra: é così che Dio risuscita la Comunità.
Ma c’é gente che non vuole rimuovere la pietra e per questo nelle loro Comunità non c’é vita.
La chiamata di Gesù a gran voce: “Lazzaro vieni fuori!” é rivolta a tutti noi.
Dobbiamo uscire dall’oscurità per andare incontro alla Luce che ci chiama.
É un invito missionario.
E Gesù conclude: “Scioglietelo e lasciatelo andare”.
Sciogliendo Lazzaro, Gesù in verità scioglie ognuno di noi dal proprio egoismo, dalla propria freddezza, dalla tiepidezza, dalla propria indifferenza, dalla morte dei sentimenti.
GR CPP