Omelia Messa di Apertura GMG 2016 di Cracovia

 

1. Nell’ascoltare il dialogo di Gesù risorto con Simon Pietro, sulla riva del lago di Tiberiade, nel sentire la triplice domanda sull’amore e la risposta che ne segue, ci vengono in mente le vicende della vita del pescatore di Galilea, che precedono questa conversazione risolutiva.  Sappiamo che un giorno egli aveva lasciato tutto – famiglia, barca e reti, e si era messo alla sequela dello straordinario Maestro di Nazaret. Ne era diventato discepolo. Aveva imparato da Lui come guardare alle cose di Dio e degli uomini. Aveva vissuto la passione e morte di Lui ed anche i momenti di debolezza e tradimento personali. Poi aveva provato lo stupore e la gioia della risurrezione di Gesù, che si era manifestato ai discepoli più vicini, prima di salire al cielo.  Conosciamo anche il passo del successivo dialogo, e precisamente dell’esame sull’amore di cui parla il Vangelo di oggi. Simon Pietro, fortificato dallo Spirito Santo, divenne il coraggioso testimone di Gesù Cristo. Divenne la roccia della Chiesa nascente. Per tutto questo egli pagò con la vita nella capitale dell’Impero Romano, inchiodato ad una croce come il suo Maestro. Il sangue di Pietro, una volta versato, divenne seme per la fede e per la crescita della Chiesa, che abbraccia tutta la terra. Oggi Gesù Cristo parla a noi, a Cracovia, sulle rive del fiume Vistola, che attraversa tutta la Polonia, dai monti al mare. L’esperienza di Pietro può diventare la nostra esperienza e disporci alla riflessione. Facciamoci tre domande e cerchiamone la risposta. Come prima cosa domandiamoci: da dove veniamo a questo incontro? Come seconda: dove siamo oggi, in questo momento della nostra vita? Come terza cosa, chiediamoci: da questo momento, in quale direzione porremo il resto della nostra vita? Cosa porteremo via da questo luogo?

2. Da dove veniamo? Veniamo „da tutte le nazioni sotto il sole” (At 2, 5), come gli arrivati in folla a Gerusalemme, radunati nel giorno della Discesa dello Spirito Santo, ma noi siamo senza paragone assai di più di allora, di duemila anni fa,  perché  dietro a noi ci sono i secoli e secoli dell’annunzio del Vangelo, che è giunto fino ai più lontani angoli della terra.  Portiamo con noi la ricchezza delle nostre culture, tradizioni e lingue. Portiamo con noi le esperienze delle nostre Chiese locali. Portiamo con noi le testimonianze di fede e di santità delle precedenti generazioni e della generazione attuale dei nostri fratelli e sorelle, discepoli del Signore risorto. Veniamo da regioni del mondo dove la gente vive in pace, dove le famiglie sono comunità di amore e di vita e dove i giovani possono realizzare i loro sogni. Ma ci sono tra noi anche ragazzi di Paesi in cui la gente soffre a causa di conflitti e di guerre, in cui i bambini muoiono di fame, in cui i cristiani sono crudelmente perseguitati. Ci sono tra noi ragazzi provenienti da regioni del mondo dove ci sono violenze e cieco terrorismo, dove  i governanti si arrogano diritti sugli uomini e sulle nazioni, facendosi guidare da ideologie folli.      All’incontro con Gesù in questi giorni, arriviamo con esperienze personali di vita secondo il Vangelo nel nostro mondo complicato. Portiamo con noi paure e delusioni, ma anche le nostre nostalgie e speranze, i nostri desideri di vita in un mondo più umano, più fraterno e solidale. Ci rendiamo conto delle nostre debolezze, ma crediamo che “tutto possiamo in colui che ci dà forza” (cfr. Fil 4,13). Possiamo far fronte alle sfide del mondo di oggi, in cui l’uomo fa le sue scelte tra fede e miscredenza, fra il bene e il male, fra l’amore e il suo contrario.

3. Dove siamo oggi, in quale luogo e momento della nostra vita? Siamo venuti da vicino e da lontano. Molti di voi hanno percorso migliaia di chilometri e hanno investito molto nel viaggio, per essere oggi qui. Siamo a Cracovia, una volta capitale di quella Polonia alla quale mille e cinquanta anni fa è arrivata la luce della fede. La storia della Polonia non è stata facile, ma abbiamo sempre cercato di rimanere fedeli a Dio e al Vangelo. Oggi siamo qui, perché ci ha riuniti Gesù Cristo. Lui è la luce del mondo. Chi segue Lui non camminerà nelle tenebre (cfr. Gv 8, 12). Egli è via e verità, e vita (cfr. Gv 14, 6). Egli ha parole di vita eterna.  Da chi altro andremo? (cfr. Gv 6, 68). Solo Lui, Gesù Cristo, può appagare i desideri più profondi del nostro cuore. È stato Lui a condurci qui. Egli è presente tra noi. Egli ci accompagna, come i discepoli nel cammino verso Emmaus. Affidiamo a Lui in questi giorni le nostre cose, le paure e le speranze nostre. Egli in questi giorni ci interrogherà sull’amore, come ha interrogato Simon Pietro. Non sottraiamoci al rispondere a queste domande. Incontrandoci con Gesù, sperimentiamo nello stesso tempo che tutti insieme formiamo una grande comunità, cioè la Chiesa, che oltrepassa i confini tracciati dagli uomini e che dividono le persone. Siamo tutti figli di Dio, redenti dal sangue di suo Figlio, Gesù Cristo.  Sperimentare l’universalità della Chiesa è un’esperienza meravigliosa collegata con le Giornate Mondiali della Gioventù. Da noi, dalla fede e santità nostra, dipende l’aspetto della Chiesa. Da noi dipende la sua possibilità di arrivare col Vangelo  a coloro che ancora non conoscono Cristo o che non Lo conoscono abbastanza. Domani arriverà tra noi il Pietro dei nostri tempi – il Santo Padre Francesco. Dopodomani lo saluteremo in questo stesso posto. I giorni successivi ascolteremo le sue parole e pregheremo insieme con lui. La presenza del Papa alle Giornate Mondiali della Gioventù è anch’essa una bella nota caratteristica di questa festa della fede.

4. E infine la terza, ultima domanda: a cosa tendiamo, e cosa vogliamo portarci via da qui? Il nostro raduno dura solo pochi giorni. Si tratterà di un’esperienza intensa, spirituale, che richiede anche una certa fatica. Poi torneremo alle nostre case, dai nostri cari, nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro. Forse in questi giorni faremo dei propositi importanti? Forse ci porremo nuovi fini nella vita? Forse sentiremo con chiarezza la voce di Gesù di lasciare tutto e seguire Lui? Con cosa torneremo? Meglio non anticipare la risposta a questa domanda. Ma cogliamo la sfida. Condividiamo in questi giorni quello che abbiamo di più prezioso. Condividiamo la nostra fede, le nostre esperienze, le nostre speranze. Cari giovani amici, modellate in questi giorni i vostri pensieri e i vostri cuori. Ascoltate le catechesi che i vescovi vi fanno. Ascoltate la voce del Papa Francesco. Partecipate con commozione alla santa liturgia. Sperimentate l’amore misericordioso del Signore nel sacramento della riconciliazione. Cercate anche di prendere conoscenza delle chiese di Cracovia, della ricchezza della cultura di questa città, come pure dell’ospitalità degli abitanti suoi e delle altre località vicine, dove troverete riposo dopo le fatiche della giornata. Cracovia vive del mistero della Divina Misericordia, grazie anche all’umile Suor Faustina e grazie a Giovanni Paolo II, che hanno sensibilizzato la Chiesa e il mondo a questo particolare carattere di Dio. Tornando ai vostri Paesi, alle vostre case e comunità, portate loro la scintilla della misericordia, ricordando a tutti che  “beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5, 7). Portate agli altri la fiamma della vostra fede ed accendete con essa altre fiamme, affinché i cuori umani battano al ritmo del Cuore di Gesù, che è “fonte ardente di carità”. Che la fiamma dell’amore avvolga tutto il nostro mondo, affinchè in esso non ci siano più egoismo, violenza e ingiustizia, ma sulla nostra terra si rinforzino la civiltà del bene, della riconciliazione, dell’amore e della pace.  Il profeta Isaia oggi ci parla dei „piedi pieni di fascino del messaggero della buona novella” (cfr. Is 52, 7). Tale messaggero fu Giovanni Paolo II, iniziatore delle Giornate Mondiali della Gioventù, amico dei giovani e delle famiglie. Siate anche voi tali messaggeri. Portate al mondo la buona novella di Gesù Cristo. Testimoniate che vale la pena affidare a Lui la nostra sorte e che lo si deve fare. Spalancate a Cristo le porte dei vostri cuori. Annunciate con convinzione, come l’Apostolo Paolo, che “ nè morte nè vita, […] nè alcun’altra creatura, potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore” (Rm 8, 38-39).  Amen!

card. Stanisław Dziwisz vescovo di Cracovia