Omelia di Mons. De Scalzi 06/03/2016

Trascrizione dell’omelia pronunciata il 06/03/2016
in occasione dell’inaugurazione del nuovo Oratorio

(…) Ringraziamo il Signore. Un pensiero speciale in questa giornata in cui inaugurate l’oratorio.
Devo dire che avete avuto la pazienza di Giobbe. Undici anni, mi pare, da quando si è cominciato. Però è stata premiata.
Costruire l’oratorio in città è una sfida grande, che richiede anche un grande onere finanziario. Non stancatevi! Trovate tutte le forme, mettete insieme, che anche di poco si fa tanto!
E ringrazio tutti coloro che hanno donato. Anche l’obolo piccolo della vedova, ricordate il Vangelo!
Una sfida e uno strumento notevole per delle persone capaci di educare, di stare con i ragazzi.

Guardate, la predica più bella sono questi ragazzi e questi scout e questi giovani! Valeva la pena di aspettare! E soprattutto ci vuole una passione vera.

C’è una frase di Saint-Exupéry, che rende bene questa passione. Ho letto e vi cito così:
«Se vuoi costruire un’imbarcazione non devi per prima cosa affaticarti a chiamare la gente a raccogliere la legna e a preparare gli attrezzi; non distribuire i compiti, non organizzare il lavoro. Ma invece prima risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato. Appena si sarà risvegliata in loro questa nostalgia del mare, si metteranno subito al lavoro per costruire l’imbarcazione».

Risvegliare la nostalgia del mare vuol dire che occorre innanzitutto risvegliare nelle nostre comunità una forte passione educativa. Secondo: nessuno può esimersi, una volta fatto l’oratorio, dalla fatica di interrogarsi sulle sue finalità.
L’oratorio non può mai diventare un puro contenitore nel quale ciascuno colloca ciò che a lui piace. Ma deve rimanere un’offerta di educazione integrale delle persone.
Un’educazione che ha di mira l’unità della persona, che è fatta di fisico – e qui allora entra anche lo sport (esperienza umana ricca di valori individuali e spirituali che insegnano il coraggio, la determinazione, la disciplina, l’allenamento, la perseveranza; tutte cose importanti poi anche per la vita) – di intelletto, e terzo di spirituale: la fede. Credo che i genitori debbano ritrovare il coraggio di trasmettere con la vita le ragioni che la rendono pura e degna di essere vissuta. E tra queste la fede. In certi momenti della vita la luce della fede può essere l’unica cosa che aiuterà a vivere. Terzo: l’oratorio deve curare un’alleanza educativa con le famiglie e con tutte le altre agenzie educative.
Vedete, quello che un ragazzo sa, lo sa da tante agenzie: la scuola, la strada, gli amici. Quello che un ragazzo è e sarà, lo è e sarà in maniera insospettabile dalla propria famiglia. La famiglia è il luogo delle radici più intime da cui ogni persona trae sua sostanza. Tale la famiglia, tale la città.
L’oratorio è stato significativo nella storia delle nostre comunità, perché rispondeva ad un bisogno di formazione mediamente condiviso dalla realtà mondiale. Senza la famiglia l’oratorio gli educatori possono poco.
L’oratorio deve diventare luogo amato dai ragazzi, un po’ come la casa sta alla famiglia.
Allora deve essere luogo accogliente, tenuto anche bene. Accogliente anche di tutti. Vedo che la vostra parrocchia ha ragazzi di tutte le nazionalità: questo è bellissimo. Ciascuna impara qualcosa dall’altra. Accogliente. Regolato: ci vuole una regola che richieda a chi vi entra come obiettivo la disponibilità di fare un cammino educativo, e non soltanto di adoperare in maniera anonima le attrezzature e i luoghi. Deve essere l’oratorio a vivere in una comunità più grande: la parrocchia, la società.
Uno non ci rimane tutta la vita: ma lì si forma per la vita!