La voce del parroco – Marzo 2016

BUONA PASQUA:
Che il Signore Gesù Risorto ci dia come dono pasquale un cuore universale!

Cari fratelli, il 6 marzo con la benedizione dell’Oratorio è iniziata una nuova tappa nella vita parrocchiale. Non c’è soltanto una nuova palazzina, bella, illuminata, moderna; ci sono tante famiglie, tempi nuovi e nuove opportunità nella realtà del quartiere che acquisisce caratteristiche culturali e religiose nuove.

La Pasqua di Gesù è la festa della libertà cristiana, in cui si rinnovano i desideri di pienezza, di comunione e di felicità, fino a diventare esperti di umanità, di comunione, di riconciliazione.

Proprio per questo l’Oratorio, «ponte tra Chiesa e strada», diventa una nuova possibilità per costruire una rete di rapporti in cui tutti -ma specialmente i bambini e i ragazzi- possano trovare e favorire un’atmosfera di crescita in cui il rispetto della loro dignità, cultura e religione, susciti la nascita di una società fraterna, arricchita nella diversità.

E proprio qui, nella diversità, noi cristiani siamo chiamati a testimoniare la bellezza della fede che ci spinge a crescere nella centralità della persona di Gesù e allo stesso tempo espande il senso di famiglia verso tutti i nostri fratelli e sorelle. Così, l’Oratorio che è un punto di riferimento nel quartiere, ha una missione nello sviluppare il “laboratorio dei talenti” cosicché tutti i gruppi: dal catechismo alla società sportiva e tutte le persone di qualsiasi età, dovrebbero mettere in gioco il meglio di se stessi perché possa diventare una scuola di nuovo Umanesimo in Cristo Gesù.

Viviamo una fase storica in cui i cambiamenti culturali e sociali in atto nel nostro Paese richiedono una rinnovata alleanza tra la famiglia e le agenzie educative, il rapporto tra oratorio e famiglia si configura come laboratorio quanto mai fecondo per sperimentare anche nuovi percorsi di corresponsabilità educativa. È importante che nell’oratorio si respiri un clima familiare anche per aiutare i tanti ragazzi e giovani alle prese con situazioni familiari problematiche, per i quali spesso l’oratorio diventa una seconda famiglia (1) .

  • Ieri in Oratorio, oltre alle partite di calcio e il servizio del Bar, ci sono state diverse attività che esprimono la bellezza dell’incontro e rappresentano un augurio per la comunità:
    Il torneo di scacchi (in cui c’è stato un profumo di famiglia, di silenzio e rispetto),
  • Il laboratorio “dai sensi alla fede”. Giacché Aristotele diceva che: Non vi è nulla nella intelligenza che, prima, non è passato per i sensi, un gruppo di ragazze hanno creato una proposta simile –illuminata dalla Parola di Dio- per creare un ponte fra l’arte e la fede.
  • La messa in scena del Castello del sorriso; in cui un gruppo di ragazzi, hanno condiviso con noi in un’atmosfera di amicizia, la loro passione per l’arte e per la vita.

È importante capire che dietro ognuna di queste attività educative, ci sono squadre di persone che lavorano da tanto tempo e ci aiutano ad assaporare l’arte della disciplina, con cui ci comunicano un profumo d’umanità e il desiderio di diventare persone migliori e così espandere il cuore nella dimensione della comunità e della solidarietà.

Carissimi, “il senso cristiano” ci spinge a prenderci la responsabilità –secondo la possibilità di ciascuno- di costruire l’Oratorio come una scuola di Umanesimo, come una casa di comunione, in cui ognuno possa –oltre a essere accolto e rispettato- favorire la crescita integrale di tutti, proteggere i più piccoli, apprezzare gli anziani, usare un linguaggio adeguato e imparare a mettere in pratica una vita piena, nella pace, nell’amicizia, nella speranza e nella civiltà.

Come l’Oratorio dovrebbe essere un punto di riferimento aperto a tutti, allo stesso modo, tutti siamo coinvolti nella vita oratoriale, a vario titolo, siano essi ragazzi, giovani, famiglie e adulti, tutti siamo chiamati a vivere un’esperienza globale che trae dal Vangelo forza e significato, e che ha nell’incontro con il Signore Gesù la sua fonte e il suo culmine. Una tale configurazione porta a far sì che in oratorio siano compresenti percorsi differenziati che cercano l’equilibrio di una casa aperta con una identità cristiana cattolica, che etimologicamente significa “tutt’uno”, “tutto intero”, e in senso più ampio, universale.

 

In comunione, P. Gerardo.

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(1) Commissione episcopale italiana, “Il laboratorio dei talenti”.